Il Cavaliere Solitario-Farwest: Одинокий рейнджер

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Il cavaliere stava scendendo da un versante della montagna, riusciva a vedere il villaggio messicano sottostante, le persone sembravano delle formiche che si muovevano ininterrottamente e altre lavoravano nei campi che circondavano il villaggio.
Giunto su un ripiano fermò il cavallo, tolse il cannocchiale dalla custodia e osservò attentamente tutte le case una ad una.
Dall’alto si vedeva distintamente il grosso torrente, sicuramente senza quell’acqua il villaggio non sarebbe esistito.
La Chiesa sovrastava le case col suo campanile ed era l’unico edificio fatto di mattoni; tutte le abitazioni erano sassi e pietre impastate di fango, il torrente aveva fornito la materia prima per la costruzione delle case, in un corrall pascolavano dei muli, niente cavalli, ciò significava che in quel momento erano presenti solo gli abitanti del villaggio.
Ecco, stranamente la chiesa era chiusa, non c’era nessuno, strano, perché i padri Gesuiti erano amati dalla popolazione in quanto aiutavano tutti i bisognosi ed erano pure medici.
Il cavaliere sconosciuto, decise di scendere al villaggio invece di andare direttamente a rifornirsi d’acqua alla sorgente che s’intravvedeva alla sua destra, aveva bisogno di scambiare qualche parola con la gente, rifornirsi d’acqua e comprare qualcosa, da giorni ormai trascorreva le notti all’aperto, e il freddo, era penetrato nelle ossa, ecco qualche bicchierino di whisky o di tequila gli avrebbero tolto questa sensazione.
Diede una pacca sul collo del cavallo e ricominciò la discesa, superato il pianoro, entrò in una macchia d’alberi che formavano un fitto bosco attorno al villaggio, e che continuava anche aldilà del torrente, un bel posto tutto sommato, tranquillo, il sentiero in pratica era una mulattiera, lo sterco dei muli e delle pecore si vedeva dappertutto, segno che il pianoro erboso su cui aveva sostato era usato come pascolo.
La mulattiera era immersa nell’oscurità, i rami degli alberi formavano una specie di galleria, solo dopo una ventina di minuti intravvide la fine del sentiero. Stava per uscire all’aperto quando il cavallo sbuffò e si fermò istintivamente, il cavaliere mise mano alla pistola, poi scese da cavallo e attraversò le ultime piante del bosco, guardò verso il villaggio.
La situazione era cambiata, una trentina di cavalieri erano fermi sulla piazza, gli abitanti erano spariti, sicuramente si erano rintanati nelle loro case per la paura.
Tutti i cavalieri erano armati di svariate armi, dai fucili a ripetizione alle carabine, dalle pistole di tipo europeo alle colt, ma tutti avevano a tracolla dei cinturoni pieni di proiettili che con i sombreri facevano capire che erano banditi.Prese il cannocchiale dalla custodia e li osservò ad uno ad uno, davanti a tutti un uomo vestito completamente di nero, solo la bandana che aveva al collo era di colore rosso, quando si tolse
il sombrero, mostrò un viso coperto di cicatrici e di pelle screziata, doveva essere stato frustato, inquadrandolo meglio, seppe chi era.
Nel Messico e anche negli stati Uniti era chiamato El Mostro, sulla sua testa c’era una taglia di ben 10.000 pesos.
Con i suoi uomini terrorizzava le cittadine e i villaggi, imponeva la sua legge uccideva e violentava con sadismo, le forze dell’ordine ed i rurales avevano paura, la sua banda a volte, quando entrava in una grande città, ammontava anche a cinquanta uomini, nessuno era in grado di fermarlo.
I villaggi piccoli e isolati, come questo, erano la sua preda favorita, si faceva consegnare dagli abitanti tutti i pesos che avevano e quando vedeva delle belle donne o delle giovani ragazze, se la portava via con sè e poi stufo le passava ai suoi uomini oppure le vendeva alle taverne che le costringevano a fare le prostitute.
Il silenzio era assoluto, nessuno parlava, sembrava che stessero aspettando qualcuno o qualcosa.

Passarono svariati minuti, poi di là dal ponte sopraggiunsero quattro cavalieri, che lo varcarono in fila indiana; la cosa evidente era che sul ponte potevano passare solo due uomini a cavallo affiancati, il ponte era largo abbastanza da far transitare un carretto messicano, un Conestoga, il carro dei pionieri americani, forse non avrebbe potuto passare di là dal torrente.
Uno dei quattro si avvicinò a El Mostro e parlando ad alta voce, riferì che non erano stati inseguiti e che erano al sicuro da ogni sorpresa.
El Mostro, impugnò una delle sue pistole e sparò in aria tre colpi, poi urlò che tutti gli abitanti del villaggio dovevano uscire all’aperto sulla piazza portando con loro tutti i pesos che avevano, se non uscivano subito, avrebbe fatto incendiare tutto, poi ordinò al suo segundo Pedro di preparare le torce per appiccare il fuoco. Passarono alcuni minuti, El Mostro sparò un altro colpo, e… dalle porte delle case uscirono tutti i messicani con le loro famiglie.
Il bandito si mise a ridere, poi girando lo sguardo da un capo all’altro della folla, gridò: Miguel, dov’è tua figlia Dolores, ti avevo detto che la volevo per me, dov’è, non ottenendo risposta urlò: Pedro vai a cercarla e portala qui.
Pedro entrò nella casa di Miguel, dopo alcuni attimi si sentì strillare e poi piangere, Pedro usci dall’abitazione stringendo una ragazzina urlante, allora El Mostro, disse al padre della ragazza: Peggio per tè e per lei, prima la prenderò io poi la darò in pasto ai miei uomini e infine la venderò a una taverna, dove farà la meretrice sino alla morte.
Al sentir ciò, Miguel ebbe uno scatto di rabbia, da sotto la scalinata della casa estrasse fulmineamente un forcone e lo lanciò contro il bandito.
El Mostro evitò per un soffio di essere colpito, ma il forcone andò oltre e colpi negli occhi il cavaliere alle sue spalle, il quale crollò moribondo da cavallo; il capo banda sparò a Miguel e lo uccise. Il vecchio del villaggio si lanciò verso El Mostro che fece un cenno, Pedro con altri due uomini lo bloccarono e ritorcendogli le braccia lo fecero inginocchiare.
Vecchio bastardo, sibilò il bandito, ora sei un uomo morto e disse a Pedro di tagliargli la testa.
Ghignando Pedro prese il suo machete, portandosi di fianco al vecchio alzò l’arma per eseguire l’ordine, ma l’arma gli cadde dalle mani mentre uno sparo risuonava nell’aria e del sangue, uscì dalla sua bocca.

Pedro morì col ghigno sulle labbra. Il cavaliere sconosciuto, si era portato non visto a tiro del suo fucile e continuò ripetutamente a sparare tra gli uomini armati che colpiti cadevano da cavallo. I banditi non riuscirono a colpirlo per via dei cavalli imbizzarriti, lo sconosciuto fattosi più vicino scaricò anche le sue pistole; poi nel caos che si era creato, ebbe tempo di ricaricare le armi anche perché il vecchio saggio, che da giovane aveva combattuto per la rivoluzione, afferrò uno dei fucili e iniziò a sparare, a lui si unirono gli altri uomini del villaggio e i banditi cercarono di fuggire, ma essendo il ponte troppo stretto si accalcarono formando un mucchio che El Mostro non riusciva più a comandare.
Ora il cavaliere sconosciuto colpiva a colpo sicuro, i banditi che salivano sul ponte cadevano morti, stecchiti, gli altri scesero da cavallo per scappare dove possibile, ma gli abitanti del villaggio li abbatterono uno ad uno. Restò in vita solo il loro capo, El Mostro, che al riparo di due cavalli stava tentando di passare sul ponte, c’era quasi riuscito quando una scarica di colpi sparati dallo sconosciuto fece inarcare i cavalli che buttarono a terra il bandito.
El Mostro si svincolò, si rialzò girato verso il villaggio con le pistole puntate, ma vide ben trenta e più armi rivolte su di lui; al volo capì che l’unica via di salvezza era buttarsi dal ponte nell’acqua del torrente, ma come fece un passo, una scarica di proiettili lo colpì. Le scariche continuarono fino a esaurimento dei caricatori, poi uno degli abitanti, tal Martinez, raccolse un machete e corse verso il bandito, alzò l’arma e tagliò netto la testa di El Mostro, la sollevò come un trofeo e tutti urlarono di gioia e di rabbia, poi come d’accordo, tutti raccolsero i machete dei banditi, e li decapitarono facendo a pezzi i loro cadaveri.
A un tratto il vecchio saggio gridò: basta sangue, basta, non facciamo come loro, non siamo banditi… Un silenzio di tomba scese nel villaggio, si udiva solo il pianto della moglie e della figlia di Miguel, - Aiutatele disse il vecchio, le donne accompagnarono in casa le piangenti, gli uomini si vergognarono di loro stessi per il loro macabro gesto, poi il silenzio cessò, la gioia per la libertà conquistata dilagò e i pianti si unirono alle risate.
Il vecchio inginocchiatosi verso la chiesa si mise a pregare, a uno a uno tutti seguirono l’esempio del loro saggio e ringraziarono Iddio per aver dato loro il coraggio di reagire.

Quando il vecchio si alzò, disse che dovevano pensare già al domani, occorreva avvertire in città il rappresentante del governatore e delegò Martinez, che per prima cosa doveva avvisare il padre gesuita, per inviare nuovamente un prete a riaprire la chiesa e per benedire la salma di Miguel prima di seppellirla.
Poi disse che era giusto tenersi una parte dei cavalli, delle armi e il denaro dei banditi da dividere fra loro, per aiutare la vedova, per riparare la chiesa, per ricominciare una nuova vita senza il timore di essere depredati e derubati ora che El Mostro era morto.
Inoltre Martinez, doveva chiedere i 10.000 pesos della taglia sul bandito e con furbizia aggiunse: Miguel passa prima dal padre Gesuita, offrendogli metà della somma, da donare alla chiesa, sicuramente il governatore avrebbe pagato tutta la taglia senza imbrogliarli se il gesuita era dalla loro parte. Dovevano inoltre nascondere i cavalli e le armi che volevano tenersi per non farsele sequestrare dai Rurales, che sicuramente sarebbero venuti per riconoscere i banditi, avrebbero tenuto solo le teste mozzate da mostrare, mentre i corpi fatti a pezzi dovevano essere sepolti subito.
Poi rivolgendosi verso il bosco, dove si trovava la mulattiera, disse ad alta voce: Grazie cavaliere sconosciuto per averci aiutato, senza il tuo intervento, El Mostro sarebbe padrone del villaggio, quando il nuovo sacerdote riaprirà la nostra chiesa noi, pregheremo per te.
Una voce profonda giunse dal bosco: Di El Mostro è pieno il mondo, prima o poi ne spunterà un altro, violenze, omicidi, stupri ritorneranno, non bisogna mai abbassare la guardia, ma soprattutto non farsi abbagliare dall’oro o dai pesos, altrimenti libertà e pace saranno sempre messi in discussione,

sta alla gente accettare il bene e non il male, del resto, basta vedere tutto il male che esiste nel mondo, non permettete a nessuno di tiranneggiarvi e difendete la vostra libertà… Adios Amigos.

Il cavaliere sconosciuto, che era già risalito in sella, senza mostrarsi, girò il cavallo e ritornò indietro.
Ripercorse la mulattiera per andare a rifornirsi d’acqua alla sorgente che aveva intravisto prima di scendere al villaggio.
La strada che doveva fare era ancora lunga, ma il pericolo si trovava sempre nei posti inaspettati, perciò doveva fare attenzione, altrimenti i guai sarebbero arrivati all’improvviso, proprio come al villaggio messicano, dove intendeva solamente farsi un bicchierino, ma aveva consumato mezza cartucciera di proiettili.






Attenzione agli agguati ...
Adios !

















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