Eugenia ed il mondo crudele
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Un mondo crudele
Eugenia
Alta, mora, con un seno alla Liz Taylor, un po’ robusta, niente grasso però, ogni pomeriggio con la sua andatura sexy, senza degnarci di uno sguardo, attraversava la strada sotto lo sguardo eccitato degli abituè del bar Gino, sembrava facesse apposta mostrarsi nella sua bellezza, ma poi girando a sinistra della via, con passo lento e sexy, lasciando una scia di profumo che inebriava tutti, si allontanava per attendere l’arrivo della Mercedes nera berlina 8 cilindri al cui volante c’era un uomo anziano, ma ricco che da anni era il suo amante.
Tutti al bar avrebbero voluto corteggiarla, ed infilarsi nel suo letto, lei sapeva di essere desiderata, non ci degnava di uno sguardo facendoci sbavare, nemmeno a quelli che in un impeto di passione avevano esaurito le risorse inviandole mazzi di rose rosse, regolarmente da lei ritirate senza ringraziare, tanto un uomo ricco e generoso la manteneva, non poteva permettersi di perdere la sua miniera d’oro, così giorno dopo giorno ci passava vicino come in una sfilata, vestita alla moda con abiti griffati su misura, che l’amante le regalava.
Passarono anni ed anni, poi l’Eugenia non passò più, la cameriera che la serviva ogni giorno, non essendo pagata, se ne era andata e lei era ritornata a doversi arrangiare per vivere.
Il vecchietto che l’aveva mantenuta per circa 30 anni era morto, l’ assegno non arrivava più, lei doveva pur vivere in qualche modo.
Ormai la bellezza era svanita ed ora non procedeva più altezzosa per la via, le spalle incurvate ed i capelli in disordine ne avevano fatto una vecchietta e quando passava davanti al bar non c’era come un tempo la schiera di ammiratori, ora nessuno mandava mazzi di rose rosse.Venne sfrattata e dovette abbandonare il paese. Si seppe che per vivere era tornata a fare il mestiere più vecchio del mondo e visse di stenti fino alla morte.
Quando la fortuna ti concede di avere le “vacche grasse”, bisogna sempre prepararsi per l’arrivo delle “vacche magre”, ma l’Eugenia invece era una cicala e non aveva mai raccolto per i giorni bui, lei credeva di essere eterna, e viveva dell’oro raccolto quotidianamente, ma quando la miniera sparì, fu sopraffatta dagli eventi e miseramente perì.
Questa è la storia di una bella donna che per avere tutto e di più, aveva venduto la sua vita agli agi del Vil denaro e… poi finì in miseria.
Un mondo crudele
Eugenia
Alta, mora, con un seno alla Liz Taylor, un po’ robusta, niente grasso però, ogni pomeriggio con la sua andatura sexy, senza degnarci di uno sguardo, attraversava la strada sotto lo sguardo eccitato degli abituè del bar Gino, sembrava facesse apposta mostrarsi nella sua bellezza, ma poi girando a sinistra della via, con passo lento e sexy, lasciando una scia di profumo che inebriava tutti, si allontanava per attendere l’arrivo della Mercedes nera berlina 8 cilindri al cui volante c’era un uomo anziano, ma ricco che da anni era il suo amante.
Tutti al bar avrebbero voluto corteggiarla, ed infilarsi nel suo letto, lei sapeva di essere desiderata, non ci degnava di uno sguardo facendoci sbavare, nemmeno a quelli che in un impeto di passione avevano esaurito le risorse inviandole mazzi di rose rosse, regolarmente da lei ritirate senza ringraziare, tanto un uomo ricco e generoso la manteneva, non poteva permettersi di perdere la sua miniera d’oro, così giorno dopo giorno ci passava vicino come in una sfilata, vestita alla moda con abiti griffati su misura, che l’amante le regalava.
Passarono anni ed anni, poi l’Eugenia non passò più, la cameriera che la serviva ogni giorno, non essendo pagata, se ne era andata e lei era ritornata a doversi arrangiare per vivere.
Il vecchietto che l’aveva mantenuta per circa 30 anni era morto, l’ assegno non arrivava più, lei doveva pur vivere in qualche modo.
Ormai la bellezza era svanita ed ora non procedeva più altezzosa per la via, le spalle incurvate ed i capelli in disordine ne avevano fatto una vecchietta e quando passava davanti al bar non c’era come un tempo la schiera di ammiratori, ora nessuno mandava mazzi di rose rosse.Venne sfrattata e dovette abbandonare il paese. Si seppe che per vivere era tornata a fare il mestiere più vecchio del mondo e visse di stenti fino alla morte.
Quando la fortuna ti concede di avere le “vacche grasse”, bisogna sempre prepararsi per l’arrivo delle “vacche magre”, ma l’Eugenia invece era una cicala e non aveva mai raccolto per i giorni bui, lei credeva di essere eterna, e viveva dell’oro raccolto quotidianamente, ma quando la miniera sparì, fu sopraffatta dagli eventi e miseramente perì.
Questa è la storia di una bella donna che per avere tutto e di più, aveva venduto la sua vita agli agi del Vil denaro e… poi finì in miseria.
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