un giorno d'agosto ai tempi dei contadini della curtdelbeck anno 1954 - un giorno da contadino a Affori - Affori paesana




Un giorno d'agosto
 ai tempi dei contadini 
della curtdelbeck
 anno 1954





Era il 1954, nel mio caseggiato c'erano ancora dei contadini esattamente 3 su  dieci. I terreni stavano scomparendo sotto tonnellate di cemento e quelli dei pochi contadini di Affori erano perciò sempre di meno.
Come già detto in altri spot precedenti, i contadini Afforesi del mio cortile avevano ancora dei campi coltivati nella zona di S. Mamete chiamata "Campasc" ed in altre due zone di cui una presso il famoso "Tricodai" e l'altra sulla strada per andare a Novate Milanese chiamata "Nuasca" ora quartiere Comasina . In Nuasca c'erano i campi denominati così dai contadini della Curtdelbec ed era situata vicino al convitto delle suore e la strada era via Litta Modigliani allora non ancora  asfaltata .
Quel giorno del 1954 esattamente il 13 agosto, stavo  salendo in bici(cletta) quella di mia sorella che era stata da poco rimessa a nuovo con una verniciatura rossa fiammante e con le retine colorate sulla ruota posteriore, un vero gioiellino di bici che però mia sorella che timbrava il cartellino (lavorava) alla rinascente non usava quasi mai.
Mia madre mi guardava dalla ringhiera e mi disse: stai attento allo stradone (via Asresani e Pellegrino Rossi) e non farti rubare la bici hai capito... Si mamma .
Proprio in quel momento mentre facevo le prime pedalate per uscire dal portone, dalla stalla dei Saita usci Ermanno con il cavallo, io girai e andai da Lui e dissi : Due te vet cul caval... Vu in Nuasca a taia un po d'erba...Alura vegni anche mi.. mi girai verso la ringhiera e gridai: Mamma vu in Nuasca con Ermanno a tagliare l'erba... E l'oratorio... Dopo mamma, dopo...Va ben.va a fora...Grazie Mamma.
Rimisi la bici al suo posto nella vecchia stalla del nonno Carlot e andai dall'Ermanno che aveva già attaccato il cavallo al Tumarel (carro piccolo a due ruote) salii sopra e sedetti sull'asse appoggiata ai due braccioli di legno, salì anche Ermanno che scuotendo le redini sulla schiena del cavallo e con un: UHUUU  VA LA...  lo fece partire. Si uscì dal portone in via Moneta verso l'incrocio di via Moneta con via Cialdini, qui girando a sinistra si raggiunse la caserma (stazione) dei carabinieri e si entrò in via Taccioli dove fermò il cavallo per bere un bicchiere di rosso al bar trattoria San Filippo.
Allora non c'erano sensi unici e in via Taccioli la strada era stata sistemata prima della 2 guerra mondiale dai selciatori con sassi appositi e al centro della strada c'erano dei lastroni di pietra dove passavano le ruote dei carri.
10 minuti dopo Ermanno usci dal San Filippo e dando uno sguardo al cielo che si stava annuvolando disse: Mi sa che oggi si torna indietro senza erba, visto che siamo qui proviamo ad arrivare al prato. Partimmo ma prima di arrivare in via Novaro si senti sparare in lontananza, Ermanno disse: Ahi ahi... se l'ebreo spara cl cannone vuol dire che ci verrà giù una bella grandinata.
Non fece in tempo a finire la frase che......













Fulmini tuoni fortissimi, pioggia battente, grandine grossa come biglie ci investirono impaurendo il cavallo mentre si sentivano lontano il rombo secco del cannone antigrandine.
Ermanno nel frastuono gridò: Stai attaccato all'asse  che giro e torniamo a casa.
Intanto nella strada di via Taccioli una turpe di gente come donne uomini e soprattutto mamme con i bambini con o senza ombrello e alcuni con i giornali in testa per ripararsi gridavano correndo verso i portoni di casa.
Il cavallo vedendosi davanti questo bailamme di persone urlanti si impennò, Ermanno saltò giù dal tumarel e lasciandomi le redini andò davanti e con le due mani prese le redini vicino alla briglia ma a tutte le impennate del cavallo, essendo alto 1,65 veniva trascinato in aria per un buon mezzo metro mentre con parole adatte cercava di calmarlo.
Quando le persone furono tutte rientrate sotto i portoni delle loro case e gli urli ed i pianti dei grandi e piccini finirono, il cavallo si calmò anche se si vedeva che tremava .
Durante uno dei primi inarcamenti l'asse che faceva da sedile si alzò talmente da superare i braccioli di fermo, d'impulso quando il cavallo ridiscendeva col braccio sinistro riusci a riportarla davanti e tenendomi ben attaccato riusci a tener fermo l'asse.
Il temporale era cominciato all' improvviso e all'improvviso svanì, da uno scorcio fra le nuvole usci il sole e Ermanno guidò il cavalo a piedi con in mano le redini all'altezza della briglia.
Io dissi a Ermanno di salire sul tumarel, mi rispose che l'avrebbe fatto dopo aver superato la stazione dei carabinieri in via Cialdini e così fu
Salito sul tumarel gli passai le redini ma facemmo una sosta dopo 100 metri, ma prima girammo in via Moneta fermandoci dopo il negozio d'ortolano del Pino Mazzola per entrare nell'osteria del Ginin ovviamente a bere un bel bicchiere di vino. Dopo 10 minuti uscì un pò rubicondo, forse ne aveva bevuto ben più di un bicchiere, risali sul tumarel e tre minuti dopo eravamo in cortile davanti alla stalla.
Scendemmo dal tumarel e aiutai l'Ermanno a staccare il cavallo dal carretto. poi Lui lo riportò nello stallino ed io salii in casa dove mia mamma era preoccupata perché ero tutto bagnato, mi cambiai la maglietta, i pantaloncini, mi asciugai con la salvietta i capelli, me li pettinai e poi col suo permesso ripresi la bici e andai all'oratorio dove feci in tempo a fare una partita di pallone con gli amici.
All'ora di cena ritornai a casa, il cielo era azzurro e il sole ancora cocente, delle nubi nere e grigiastre non restava nulla.
Dopo aver mangiato una grossa scodella di caffè latte e pane, uscii sulla ringhiera e proprio in quell'istante nel cortile entrò Ermanno con il tumarel  pieno d'erba-
Il sole cocente aveva asciugato l'erba in Nuasca e siccome non ne aveva più per le bestie era andato di nuovo a prenderla anche se un po' umida.
Questa era la vita degli ultimi contadini di Affori Milano,.

N.B.
Il cavallo di cui sopra, era stato comprato a un asta fatta dell'esetcito in quanto durante la seconda guerra mondiale in alcuni stati belligeranti esisteva ancora la cavalleria tradizionale e i cavalli  in esubero o ritenuti vecchi venivano venduti..







Il dialetto scritto non corrisponde al vocabolario 
ma è scritto come si parla. Grazie


Tanti saluti e ciao

Berto Bertone









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