Bill Ford parte seconda

Questo racconto è pura fantasia, i nomi sono stati inventati al momento, l'ispirazione per questo scritto mi è venuta dopo aver letto e riletto i romanzi storico avventurosi di Bernard Cornwell relativi alla saga di Sharpe. Se amanti di questo genere Vi invito a leggerli, sono pubblicati in Italia da Longanesi e nella versione economica Tea.
Vi invito a leggere anche la prima parte: Bill Ford soldato.



BILL FORD

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Bill Ford, da diverso tempo era inattivo, la vita del soldato anche se noiosa gli piaceva, l’aveva levato dai bassifondi e forse anche dalla galera e nella caserma aveva trovato quella casa che non aveva mai avuto; gli addestramenti noiosi, le guardie e anche i compagni non gli pesavano tanto, inoltre possedeva un bel gruzzolo in ghinee d’oro, ovviamente nascosto, di cui nessuno era a conoscenza, solo la lavandaia del reggimento Lisetta, che aveva una passione per lui, 18nne e gli concedeva gratuitamente le sue grazie aveva intuito qualcosa, i regali di Bill erano più belli e più costosi, ma non sapeva l’entità del capitale, altrimenti ben altre sarebbero le state le sue pretese.

Bill era un ragazzo sveglio e non voleva impegolarsi con una donna più vecchia di lui anche se bella, quindi meno lei sapeva, meglio era, prima o poi avrebbe trovato un’altra ragazza più giovane, anche la guerra coi Francesi, sarebbe ripresa ed il reggimento spostato in Portogallo o in Spagna, avrebbe lasciato la caserma, inoltre non intendeva inguaiarsi con qualche vecchio Sergente, che prima o poi l’avrebbe presa come moglie.

Il fatto che gli aveva permesso di arricchirsi, non era ancora venuto a galla, vi era implicata l’ambasciata Russa, che probabilmente aveva messo tutto a tacere, ma prima o poi il segreto non sarebbe più stato tale, e poteva incappare in guai seri; quindi più il suo gruzzolo rimaneva al sicuro e consistente, meglio era per lui; in caso di disgrazia poteva contare su quello, sia per pagare avvocati o per andare in un'altra città o addirittura cambiare Patria, in quel periodo, le navi per l’America del Nord erano stracolme di uomini e donne che volevano rifarsi altrove la vita.

A sua insaputa, però, da giorni era sorvegliato; a turno degli uomini lo pedinavano, cosicché ogni suo spostamento era annotato e riportato ad altri, e chissà da quanti giorni continuava questa cosa.

Solo per caso Bill, si accorse di essere seguito costantemente, infatti, una volta affacciandosi alla finestra della camera di Lisetta, che dava sulla strada, notò una persona ben vestita che aveva visto ripetutamente nei posti da lui frequentati, ossia le bettole vicino alla caserma ed altre locande del posto. Quella sera lasciò Lisetta prima del solito, anziché rientrare subito in caserma, si fermò in una locanda a bere qualcosa, questa persona, rimase fuori in un angolo buio ad aspettare, Bill invece uscì nel retro dov’era il pisciatoio e sbirciando da una finestrella lo scorse, se cercava rogne avrebbe avuto quel che meritava, lui aveva con sé due pistole pronte per ogni evenienza, rimase nella locanda dove c’erano altri fanti del suo reggimento che dovevano rientrare in caserma, bevve e pagò da bere e dopo aver scambiato delle battute con l’oste e con i compagni, uscì con questi e rientrò in Caserma, l’uomo misterioso invece a sua volta entrò nella locanda cessando il pedinamento.

Da allora ogni volta che si spostava fingeva di non accorgersi di nulla, la sua preoccupazione principale era di non farsi sorprendere nell’atto di “prendere” dal suo nascondiglio qualche ghinea d’oro.

Il pedinamento però era costante, Bill seguì i soliti percorsi come se niente fosse e si accorse che in pratica gli uomini erano tre, che a turno lo seguivano; così essendo uomo d’azione, decise di passare all’attacco, non per eliminarli ma per seguirli a loro volta e sapere dove andavano a riferire il tutto.

Una sera, uscito dalla casa di Lisetta, rientrò in caserma un’ora prima; l'ultimo dei pedinatori convinto del suo rientro definitivo se ne andò, ma Bill dopo aver preso una mantellina d’ordinanza che impediva di vedere la divisa, scavalcò il muro di cinta mettendosi sulle orme dell’ultimo che l’aveva pedinato, lo seguì senza farsi notare e fu sorpreso di vedere l’uomo infilarsi in un grosso edificio, il Foreign Office, dove entrò senza esibire alle guardie alcun documento.

Lesto ritornò indietro, riscavalcò il muro entrò in camerata e si buttò sulla branda pensieroso; era pedinato su incarico del Servizio Informazioni, forse su richiesta della Contessa Zaroski, l’ambasciatrice russa, madre del Principe Ivanov, da lui salvato dall’agguato predisposto da spie Francesi per eliminarlo. Napoleone stava preparandosi ad un’invasione della Russia, per questo con l’Inghilterra era stato siglato un armistizio. Ripensando alla scena del misfatto, si ricordò della giovane e bella donna, che era col Principe, ma che stranamente era fuggita, forse una spia Francese? O chissà, forse era stata la donna di una sera del principe, che aveva un marito e non voleva guai e con fatica si addormentò.

Decise quindi di rimanere in caserma per diversi giorni, prima o poi sarebbe successo qualcosa. Forse si sarebbero fatti vivi con lui; con un atto di coraggio aveva salvato la vita ad un Principe anche se per farlo aveva dovuto eliminare quattro uomini, poteva essere cacciato dall’esercito o magari ricompensato con altre ghinee d’oro, sarebbe stato così in grado di acquistare un brevetto d’Ufficiale, ma ora bisognava stare coi piedi per terra e sul chi va là per non farsi sorprendere impreparato.

Comunque tutto era tranquillo, sin troppo tranquillo, ed infatti…

Tutto accadde qualche giorno dopo, durante l’addestramento, fu chiamato da un Ufficiale che gli ordinò di presentarsi a rapporto nell’ufficio del Colonnello. I compagni sentendo ciò, si guardarono in faccia ed uno disse: Guai… guai in vista per Bill, in questi giorni era troppo guardingo e taciturno, deve averne combinato qualcosa di grosso oppure si è inguaiato con qualche donna… e rise, la sua risata fu contagiosa ed imitata da tutti gli altri.

L’Ufficiale lo accompagnò sin alla porta dell’ufficio, bussò apri la porta e disse che il soldato Bill Ford era con lui.

Il Colonnello lo fece entrare, Bill si trovò davanti a cinque uomini, due Ufficiali e tre civili, a parte il Colonnello, le altre persone erano degli sconosciuti. Fece il saluto militare e disse : Soldato Bill Ford a rapporto Signore.

Entri soldato e chiuda la porta, queste persone sono venute appositamente per Lei, le faranno delle domande e lei deve rispondere, intanto devo presentarle: il Colonnello Giles, aiutante di campo di Lord Brown, Comandante delle Guardie a Cavallo, Sir Francis, capo delle Guardie della Milizia, Lord Jacops, capo del Servizio Informazioni del Ministero degli Esteri e Sir Waterson aiutante di Lord Jacops: soldato Bill Ford, se lei ha combinato dei grossi pasticci, verrà espulso dall’esercito, Sir Francis ed i suoi uomini, si prenderanno cura di lei e le galere reali saranno felici di prenderla in consegna.

Bill si agitò e divenne nervoso, ma poi Lord Jacops prese la parola e indicando una sedia a Bill disse: Calma, calma… Si sieda, niente di tutto questo soldato, la Contessa Zarosky, mia grande amica, ci ha raccontato ciò che è successo a suo figlio e siamo qui per sentire da lei tutto su questo fatto, ci scusi signor Colonnello, ma al momento non potevamo dir nulla e quello che verrà detto in questa sala dovrà essere riservato. IL soldato Ford si è comportato coraggiosamente salvando il Principe Russo Ivanov, perciò non subirà nessuna punizione, anzi, il Colonnello Giles avrà da darvi una sorpresa.

Soldato Bill Ford, dica ciò che è successo quella sera e poi tornerà al suo addestramento; prima col cannocchiale ho visto che stava facendo un assalto alla baionetta e ho inquadrato subito Lei, Madame Zarosky, ci aveva parlato della sua giovane età ma soprattutto della sua altezza, così ho visto con quanto impegno “ci dava dentro”, il Colonnello Giles, ha persino detto che sebbene fosse solo addestramento, lei sembrava una furia scatenata, il suo sacco di paglia si era sfasciato in pochi colpi, spero che avrà la stessa furia quando sarà sui campi di battaglia contro i Francesi, ora risponda alle domande di Sir Francis, a lei Sir...

Il Capo delle Guardie, Sir Francis fece molte domande, e poi invitò Bill a raccontare tutto ciò che sapeva e Bill lo fece. Lord Jacops alla fine del racconto, disse che combaciava con quanto aveva detto la Contessa Zarosky, a parte il fatto riguardante la donna che stava col principe Ivanov e che era in seguito fuggita, la Contessa non ne aveva parlato.

Bill aveva descritto abbastanza bene la donna e com’era vestita, fu allora che Sir Waterson intervenne, la donna descritta disse, corrispondeva a Madama Poisson, del corpo diplomatico Francese, una ben nota spia, che sicuramente aveva ammaliato il Principe, tanto da indurlo a seguirlo sino al luogo dell’agguato, sulla strada vicino al fiume; l’intervento del soldato Ford fu perciò provvidenziale per la vita del Principe.

S’intromise allora il colonnello Giles dicendo che per decisione del Comandante delle Guardie a Cavallo, al soldato Bill Ford venivano concessi i galloni di Sergente Maggiore, allungò al Colonnello la delega firmata da Lord Brown; il Colonnello Giles, si congratulò con il nuovo Sergente Maggiore Bill Ford e disse che doveva rimanere a disposizione dei servizi d’informazione, ossia di Lord Jacops o Sir Waterson, nel caso avessero ancora bisogno di Lui.

Bill Ford rimase sorpreso per questa nomina, pensando però subito, che come Sergente Maggiore, avrebbe avuto più tempo libero, inoltre poteva frequentare Lisetta apertamente senza sotterfugi. Più sorpreso di lui fu il suo Colonnello che non era d’accordo, la nomina a Sergente Maggiore di un giovanissimo, avrebbe portato scompiglio nel reggimento, specie fra i Sergenti più anziani. Ma la decisione del Capo delle Guardie a Cavallo, venne rispettata, i fucilieri avevano ora un Sergente in più.

Dopo qualche altra domanda, tutto il gruppo se ne andò, il Colonnello chiamò l’Aiutante Maggiore e consegnandogli la delega di Lord Brown, ordinò di consegnare i gradi di Sergente Maggiore a Bill Ford facendolo rimanere di stucco, ma gli ordini erano ordini e così Bill ebbe i suoi galloni di Sergente Maggiore.

Il reggimento dei fucilieri del Re era sottosopra, la nomina di Bill Ford, era sulla bocca di tutti, le voci più disparate facevano il giro della caserma, ma nessuno sapeva il motivo della promozione ed i vecchi Sergenti, che prima imponevano la loro legge, avevano timore davanti ad un giovanissimo, alto quasi 1,90, di pari grado e che ritenevano fosse raccomandato da Lord Brown in persona.

Bill Ford era su di giri, però le parole del Colonnello Giles “sarai a disposizione di Lord Jacops o di Sir Waterson” qualora avessero bisogno di te, gli fecero venire un brivido lungo la schiena, tutti dicevano che chi veniva imbrigliato dai servizi segreti ne restava schiavo per sempre.

Per ora, l’unica soddisfazione avuta era una maggior libertà d’azione, cosicché la vita militare era meno noiosa, gli altri Sergenti giravano al largo, Lisetta stravedeva per lui, ma era diventata troppo curiosa, le sue continue domande sul motivo della sua nomina lo disturbavano e Bill spesso pensava di lasciarla per una più giovane.

Diversi giorni dopo, mentre percorreva una via al centro della città, si sentì chiamare, si girò e riconobbe Sir Waterson, che gli fece cenno di seguirlo entrando in una taverna di lusso, una taverna per Ufficiali.

Sir Waterson iniziò una discussione amichevole col nuovo Sergente Maggiore, che gli segnalò di essere stato pedinato da suoi uomini, che a sua volta aveva pedinato loro sin sulla soglia dell’Ufficio Informazioni.

Sir Waterson rimase meravigliato: bene disse, abbiamo visto giusto, dopo che Madame Zaroski aveva avvertito i Servizi Informativi, Lord Jacops pensò di farti seguire perché occorrevano nuovi uomini in gamba da assumere ed addestrare per il Servizio. Così con poche parole gli chiese apertamente se voleva entrare nel servizi segreti, pur rimanendo nei ranghi dell’esercito, elencandogli le prospettive di carriera, la possibilità di una nuova vita avventurosa ma anche molto pericolosa, una vita che includeva rischi e… morte, ma anche denaro, tanto, tanto denaro.

Sir Waterson, gli consegnò una busta sigillata che conteneva una gratifica da parte di Madama Zarosky, un bel gruzzolo, che intascò alla faccia dei trenta denari che aveva rinfacciato al Barone, marito della Contessa nonché padre del Principe Ivanov.

Bill affascinato dalla prospettiva di avere a disposizione molte ghinee, accettò, la vita dell’agente era pericolosa ma anche affascinante, ma rimaneva pur sempre nell’esercito; Sir Waterson gli disse che doveva seguire dei corsi speciali di addestramento, imparare a muoversi in qualunque tipo di ambiente civile e sociale, dovevano insegnarli molte cose, che avrebbero cambiato la sua vita per diventare un vero Informatore, evitava comunque sempre la parola spia.

Gli fece firmare alcune carte e gli consegnò il programma di tutto ciò che doveva apprendere per svolgere al meglio questo “lavoro”.

Durante il giorno era in caserma, ma per l’addestramento usufruiva di permessi giustificati, suscitando l’invidia degli altri Sergenti, anziché divertirsi, dovette rimboccarsi le maniche e frequentare corsi di galateo e di lingue presso certa Madame Bonheur. Venne poi trasferito temporaneamente presso un reggimento di Dragoni dove imparò a cavalcare, a maneggiare sciabole ed a frequentare un maestro d’armi per imparare l’uso di armi nuove e di varie nazionalità, frequentò la palestra di un rinomato lottatore e pugile per la difesa personale e imparò come mettere fuori combattimento chiunque gli impediva di svolgere la missione affidata. Il bello è che Bill si divertiva ed imparava subito, ed essendo soddisfatto, ghignando, spesso si metteva la mano in tasca tastando un grimaldello, che in definitiva era stato con un coltellino la sua prima e vera arma.

I soldati del suo reggimento, meravigliati ed invidiosi, chiedevano ai Sergenti delle spiegazioni, ma non ricevevano risposte.

Nel giro di pochi mesi il giovane orfanello, ladruncolo, che assimilava in un baleno le astuzie del mestiere, nonché fuciliere, si trasformò, in gentiluomo, acquisendo esperienza su esperienza, cosicché Sir Waterson, decise di metterlo alla prova facendogli partecipare di volta in volta a delle riunioni, a finti ricevimenti ed a feste con altre persone del Ministero donne comprese, iniziandolo a muoversi in ambienti sociali diversi; ormai i tempi, in cui veniva affidato dall’Istituto Giovani Orfani del Regno a varie famiglie era finito, le famiglie che allora lo avevano in affido, vista la sua forza e l’altezza, lo sfruttavano costringendolo a fare lavori duri e pesanti, specie l’ultima che l’aveva addestrato nell’arte del borseggio e peggio e gli aveva dato in consegna il grimaldello, che aveva sempre addosso, forse nel nuovo “lavoro” gli sarebbe tornato utile.

Aveva commesso decine di reati e non era mai stato preso, tutti impuniti, era sveglio e bravo, non lo prendevano mai, ma l’ultimo l’aveva costretto ad una fuga precipitosa, la sua salvezza fu l’arruolamento nell’esercito dove le guardie non avevano potere, il capire al volo la situazione l’aveva salvato molte volte e l’esperienza acquisita da giovanissimo gli facilitò la sua nuova carriera.

Lord Jacops, il capo di Sir Waterson e dei servizi d’informazione, decise di utilizzare le sue capacità e lo chiamò al Ministero per affidargli una prima vera missione, la protezione di un nobile straniero, guarda caso un Principe Russo.

Il Principe Ivanov, doveva visitare diversi cantieri navali Inglesi, posti sul Mare del Nord, dove cinque grosse navi mercantili Russe, venivano trasformate in cannoniere, al ritorno in patria, con altre navi da guerra, avrebbero formato un blocco navale nel mare Baltico, per impedire l’accesso dei porti Russi ai Francesi in caso di guerra.

Per questo viaggio il Principe, aveva richiesto espressamente di avere come guardia del corpo solo il Sergente Bill Ford, anziché usufruire della solita scorta armata di cavalleggeri com’era d’uso, l’aveva visto in azione, gli era rimasta impressa la freddezza e la velocità di esecuzione del giovane, che gli aveva salvato la vita uccidendo ben quattro sicari francesi; per non dare nell’occhio e viaggiare velocemente ed in incognito, avrebbero usato una carrozza normale senza insegne nobiliari o stemmi, onde fuorviare quelle spie che erano dappertutto.

Sua madre, la Contessa Zarosky, sebbene riluttante, acconsentì al piano del figlio purché con lui vi fossero alcuni uomini armati dell’ambasciata.

Lord Jacops, rassicurato da Sir Waterson sui progressi e sulle capacità di Bill, l’aveva chiamato al Ministero dandogli delle precise istruzioni: stare agli ordini del Principe, ma in caso di pericolo, doveva prendere l’iniziativa, usando la forza o le armi, per difendere l’ospite Russo.

Qualche giorno dopo, arrivò una carrozza anonima, senza stemmi, che si fermò davanti al portone della Caserma, proprio mentre Lisetta riportava i panni dei soldati lavati e stirati, che rimase allibita nel vedere il suo Bill salirci sopra. Salendo Bill, esitò un attimo per farle un cenno di saluto, quel tanto che bastava per scorgere nei pressi alcune persone, tra cui la sagoma inconfondibile di una giovane e bella donna, Madame Poisson, così i Francesi sapevano, la caccia al Principe Ivanov era nuovamente aperta, sarebbe toccato a lui sciogliere la matassa, d’abitudine si mise una mano in tasca e sentendo il grimaldello si rassicurò. La carrozza, non era passata inosservata ai servizi segreti di Napoleone, ora sapevano che anche Bill Ford faceva parte del gioco.

Trainata da un tiro a quattro, la carrozza raggiunse una buona velocità e si allontanò velocemente, ad un certo incrocio, come previsto dal piano concordato con Sir Waterson una ventina di Dragoni si accodò facendo da scorta, con la polvere sollevata dagli zoccoli avrebbero nascosto alla vista di chiunque la carrozza, che viaggiando più velocemente avrebbe distanziato tutti e più avanti, avrebbe poi preso non vista una strada diversa, mentre veniva rimpiazzata da una vettura secondaria che coi dragoni, avrebbe fatto da esca proseguendo sempre diritto per la via maestra.

Se i francesi di Madame Poisson non fossero caduti nella trappola, voleva dire che qualche spia si trovava nell’ambasciata o nei servizi Inglesi. Lungo il viaggio, dopo le presentazioni ed i saluti di prassi, il Principe invitò Bill a chiamarlo solo Ivanov quando erano da soli, e Principe se c’erano altre persone.

La strada per raggiungere il primo porto sul Mare del Nord era lunga, ma l' acquisito vantaggio sui Francesi, dava a tutti una certa tranquillità; il gruppo era formato da sette persone: Bill, il Principe, due postiglioni Inglesi anch’essi del Ministero e le tre guardie del corpo russe.

Ogni sera si fermavano in qualche locanda per mangiare e passare la notte, i Russi coi postiglioni stabilirono dei turni di guardia, anche Bill però si alternava con loro. Di Madama Poisson… nulla. Dopo alcuni giorni, si intravide la linea azzurra del Mare del Nord, presto sarebbero arrivati a Port Brown, al cantiere avrebbero visto a che punto stavano i lavori di trasformazione della nave russa, ed Ivanov avrebbe incominciato il suo lavoro: scrivere rapporti.

Se le spie Francesi, fossero spuntate in quel momento, avrebbero saputo con certezza che i Russi, potevano entro breve disporre di navi cannoniere per il mar Baltico. Forse era questo che volevano sapere dal Principe sin dall’inizio?

La carrozza entrò in Port Brown in mattinata e non essendo attesa da nessuno, andò direttamente al cantiere; cinque persone scesero e nessuno poteva pensare che nel gruppo vi fosse un Principe Russo, i postiglioni parcheggiarono la carrozza in un posto fuori vista, poi sistemati i cavalli ritornarono all’ingresso del cantiere e si misero di guardia mentre un’agente del principe, correva ad avvertire il Comandante.

Bill, che per diversi giorni aveva chiamato il Principe semplicemente Ivanov, ora in presenza di altre persone, doveva fare attenzione e chiamarlo di volta in volta: Sua o Vostra Altezza, o Principe.

Il Comandante della nave, fece gli onori dovuti, senza le consuete cerimonie; Lui e gli altri Comandanti, erano stati avvertiti che un addetto all’ambasciata sarebbe prima o poi venuto per un controllo sullo stato dei lavori, questo addetto, era addirittura il figlio della Contessa Zaroski, l’Ambasciatrice Russa in Inghilterra.

La nave, che si sarebbe chiamata San Nicola, era quasi pronta, invece dei 12 cannoni, sei per fiancata, ora ne aveva 24 e di grosso calibro, da sola non avrebbe bloccato un vascello di linea da 64 cannoni ma con altre navi (2 o 3) sulla stessa linea, in un ambiente ristretto o sottocosta avrebbero impedito ai vascelli nemici l’accesso ai porti. I cannoni da 32 calibri, facevano paura a tutti, la grandezza della nave, ex mercantile, era una piattaforma molto stabile che favoriva tiri precisi a lunga gittata. Alcuni marinai, ex artiglieri di fanteria, sotto il comando di un Ufficiale si stavano appositamente addestrando sugli stessi cannoni ma su navi inglesi.

Mentre il Principe, prendeva nota di persona di questi dati, Bill fece effettuare un cambio di guarda, rientrarono i due postiglioni e inviò due agenti russi all’entrata del cantiere; si pranzò a bordo e siccome il controllo sarebbe continuato, si decise di passare la notte sulla nave, alla mattina presto, dopo aver parlato con gli ingegneri del cantiere, sarebbero ripartiti verso un altro porto ed una seconda nave a Port Yellow. Tutto filò liscio, ma verso sera uno dei postiglioni che era di guardia segnalò la presenza di diverse persone e di una donna.

Il nemico era arrivato e loro dovevano ancora visitare tre porti e tre navi. Bill volle controllare di persona, d’accordo col Principe Ivanov che rimaneva sulla nave, lasciò il cantiere da un’uscita secondaria ed inosservato riuscì ad infilarsi in una locanda, i francesi sapevano della sua presenza, ma lo avevano visto per un attimo, nel momento della partenza mentre saliva sulla carrozza, solo la donna poteva forse riconoscerlo.

Prima di entrare nella locanda, controllò le armi, due pistole piccole ed un lungo pugnale, in caso di una ritirata precipitosa bastavano per aprirsi un varco tra i nemici. Si avvicinò ad un tavolo e ordinò della birra, vide la serva che lo guardava, era giovane ed anche belloccia, ma il dovere e la responsabilità veniva prima di tutto, non poteva di certo fallire la sua prima missione, per un’avventura con la ragazza della locanda. Lord Jacops e Sir Waterson, non l’avrebbero mai perdonato, la sua carriere di Informatore sarebbe finita e le guardie della milizia di Sir Francis l’avrebbero agguantato e punito per quei reati che il suo arruolamento nell’esercito aveva cancellato. Doveva evitare avventure ed altro, per non essere distratto e venir sorpreso dal nemico. Inoltre Ivanov era sì un Nobile, ma era diventato in quei giorni anche un amico, lui era addetto alla sua protezione, perciò massima attenzione, si sarebbe divertito alla fine della missione, se tutto andava bene.

Entrarono nella bettola due uomini, dai vestiti indossati si capiva che erano stranieri, due uomini del gruppo di Madame Poisson. Si alzò dal tavolo ed andò a sedersi ad un'altro tavolo vicino mettendosi di spalle, così poteva ascoltare cosa dicevano indisturbato, loro non sapevano chi era, non avendolo mai visto prima. Ordinò dell' altra birra, i due invece chiesero del vino, tutti i presenti si volsero a guardarli, adesso era sicuro della loro nazionalità, parlottavano fra di loro ridendo e scherzano senza però accennare al motivo della loro venuta, sembravano dei semplici uomini d’affari. Poi arrivò un terzo uomo, i due fecero per alzarsi per deferenza, lui con la mano fece cenno di restare seduti, era il loro capo, si fece portare del vino e cominciò a parlare.

Bill sentì tutto quel che diceva, ossia, per ordine della Poisson avrebbero lasciato che il gruppo del Principe Ivanov proseguisse il suo viaggio per visitare le navi mercantili Russe nei vari cantieri e porti dove venivano modificate in navi cannoniere. Solo dopo la visita all’ultimo cantiere, avrebbero potuto eliminare la scorta e catturare il Principe Russo vivo, per interrogarlo; essendo nipote del Maresciallo Russo Conte Cecoski, prima di venire in Inghilterra, aveva passato in rivista l’esercito Russo schierato sul loro confine, sapeva perciò quanti reggimenti e squadroni di cavalleria componevano il corpo d’armata Russo, ma soprattutto quante batterie di cannoni i Russi avevano a disposizione.

La Poisson a quel tempo era in Russia, come addetta all’ambasciata francese, a Pietroburgo aveva agganciato il principe Ivanov con il suo fascino, ma non era riuscita nell’intento di farlo parlare, quando il principe fu inviato a Londra da sua madre, la Contessa Zaroski, ambasciatrice, l’aveva seguito. In Inghilterra voleva riprendersi la rivincita, un primo tentativo era fallito e la spia francese non vedeva l’ora di vendicarsi, ma prima voleva estorcergli le informazioni in modo da portare al capo dei Servizi Francesi a Parigi ben due quesiti, quante navi Russe erano nei porti inglesi ed il numero dei soldati Russi e dei cannoni disposti sul confine per sostenere un eventuale attacco dell' imperatore Bonaparte.

Dunque, il motivo principale della caccia al Principe era dovuto al fatto che sapeva tutto sulle difese russe e che i francesi tramite Madame Poisson volevano a tutti i costi saperlo. Bill ordinò nuovamente da bere e attese ancora un pò, nel giro di mezz’ora altri francesi arrivarono, formando così un gruppo di ben sette persone, all’appello mancava solo la donna, la Poisson, che sicuramente alloggiava nell'unica locanda della cittadina, una donna non poteva entrare in una squallida bettola. Ormai Bill sapeva tutto, grazie alle lezioni di francese da parte di Madame Bonheur, capiva e parlava discretamente la loro lingua, avrebbe però continuato le lezioni per migliorare.

Pagò le birre e si diresse alle latrine che si trovavano sul retro della bettola, attese per vedere se qualch’uno lo seguisse, niente, i francesi non sapevano di Lui oppure se sapevano, facevano i furbi, ma Bill protese per la prima sensazione. Cercando di non farsi notare ripassò davanti a tutti, uscì dalla bettola e si diresse verso l’uscita secondaria del cantiere, entrato, ritornò sui suoi passi e stando nascosto dietro lo stipite della porta, osservò l’entrata della bettola, nessuno uscì, tolse dalla custodia il cannocchiale e lo puntò sulla locanda, tutto era tranquillo, alla staccionata erano legati una decina di cavalli, alzò il tiro e controllò il primo piano, passando da una finestra all’ altra, stava per andarsene quando in una si alzò la tendina e apparve una donna, la inquadrò e vide finalmente in primo piano Madame Poisson, sicuramente vedeva nel cantiere la carrozza coi cavalli ed i due postiglioni, la nave, ed anche il principe, che si trovava sul castello di poppa insieme al Contr’ Ammiraglio Russo e forse cercava anche lui, era una donna veramente affascinante, ecco perché Ivanov aveva perso la testa per lei, il Principe però, non le aveva rivelato nulla di ciò che sapeva dell’esercito Russo, e ciò era uno smacco per Lei che ora per la seconda volta cercava di vendicarsi.

La osservò sino a quando Lei si ritrasse facendo ricadere la tendina, Bill, ripose il cannocchiale nella custodia e tenendosi al riparo, raggiunse l'ex nave mercantile Russa, ormai divenuta una cannoniera e salendo in coperta raggiunse il Principe ed il suo staff. Bill Ford, mise al corrente Ivanov dell’arrivo di Madame Poisson e della sua squadra, raccontò quel che aveva sentito nella bettola e della decisione della signora di tendere loro un agguato sulla strada del ritorno a Londra. Ivanov si mostrò preoccupato, ma il giovane Sergente, pieno di risorse spiegò cosa si poteva fare, e tutti furono d’accordo.

Attesero il buio della notte, quando le luci del cantiere e della cittadina si spensero, gli uomini erano pronti, attesero l’uscita rumorosa dal cantiere di diversi carri, quelli che di mattina dovevano andare a rifornirsi di fasciame per le navi in costruzione. D’accordo con il direttore del cantiere navale, i carrettieri, convinti da una lauta mancia ed una bella bevuta di grog, si prestarono al gioco e con le loro grida riempirono di rumore la cittadina.

Alcune finestre della locanda si accesero, occhi indiscreti guardarono oltre i carri, ma videro la carrozza ferma nel cantiere; le luci si spensero, i postiglioni Inglesi, dopo aver attaccato velocemente i cavalli fecero salire alla svelta tutti e si infilarono nel gruppo dei carri, lentamente ma inesorabilmente lasciarono la città.

Allo svincolo, ed al sicuro di occhi indiscreti, Bill scese con due uomini dalla carrozza che procedeva a passo d’uomo, ritornò indietro sino allo stallaggio della locanda, qui usando il grimaldello aprì il portone, in tre entrarono fra i cavalli innervositi, li ammansirono e li sciolsero avviandoli nel prato adiacente, dove furono lasciati liberi di pascolare. Nonostante qualche rumore di troppo, nessuno si accorse di questo, Bill rientrò nella stalla, e col coltello tagliò tutti i finimenti che trovava, cosicché nessuno avrebbe potuto servirsi subito dei cavalli, con le selle tagliate avrebbero perso tempo ed il vantaggio sarebbe salito.

Infine coi due uomini, a passo veloce, si allontanò e dopo una decina di minuti raggiunse la carrozza che per ordine del Principe si era fermata ad attenderli, risalirono e via al piccolo trotto. All’indomani non vedendo la carrozza nel cantiere i Francesi si sarebbero precipitati allo stallaggio ma avrebbero perso ore prima di poter cavalcare. Al passo ed al trotto, continuarono per tutta la notte non dopo aver sorpassato i carrettieri euforici e festosi che li avevano aiutati a lasciare indisturbati la cittadina. Il vantaggio consistente permise loro di giungere indisturbati nel terzo porto, anche qui i lavori di modifica sulla Pietroburgo erano quasi al termine, il Principe con l'aiuto del Comandante stilò il suo rapporto e si ripartì nella stessa mattinata.

Prossima fermata a Redcity, per visionare la penultima nave, se tutto andava bene i francesi, con Madame Poisson in testa, sarebbero rimasti di stucco, perché la carrozza sarebbe svanita nel nulla. Arrivati a Redcity, tutti scesero ad eccezione di un postiglione che ripartì con la vettura con l’ordine di tornare in fretta a Londra. Dopo aver visto nei porti precedenti che decine di cutter e navi uscivano dal porto e andavano in altre località, Bill aveva pensato di usufruire per l’ultimo cantiere di un passaggio navale, infatti, ogni grande nave aveva un cutter di servizio, loro sarebbero saliti su quest’imbarcazione e in poche ore di navigazione avrebbero raggiunto il bordo dell’ultima nave da visionare e poi sempre per mare avrebbero ridisceso il canale della Manica sino al Porto di Londra.

Tutti avrebbero terminato senza rischi la loro missione, il Principe avrebbe fatto rapporto all’Ambasciatrice sua madre, la Contessa Zaroski e Bill a Lord Jacops o a Sir Waterson, che avrebbe deciso la sua prossima destinazione, al reggimento fucilieri o al reggimento dei dragoni, se doveva continuare il suo addestramento.

A Redcity, la nave mercantile Santa Caterina, era ormai una cannoniera e si apprestava ad effettuare le ultime prove navali con l’uso dei cannoni da 32 pollici, poi riunendosi alle altre quattro navi avrebbe fatto rotta per i porti Russi nel mare Baltico. Bill Ford ed il Principe, avendo fatto proseguire la carrozza per Londra con l’ordine di percorrere anche strade alternative e con un solo postiglione, disposero alcuni uomini in posti diversi per controllare la zona, loro salirono sulla Santa Caterina, il Principe si presentò al Capitano, chiese ragguagli sui lavori fatti e iniziò a stilare il suo rapporto.

Cenarono al tramonto nella cabina del Comandante, gli uomini della scorta che avevano mangiato scesero a rilevare gli altri, non c’era alcuna novità, dei francesi nemmeno l’ombra. Dopo la cena frugale e veloce, il Comandante Russo, fece calare un piccolo cutter, le guardie a terra furono richiamate, il gruppo salì sulla piccola nave che si staccò dalla Cannoniera e prese il largo. Sino a quando rimanevano in vista, il marinaio di coffa, dalla nave, avrebbe segnalato al cutter, con una razzo rosso l’eventuale arrivo dei nemici, ma ciò non avvenne ed il cutter si diresse col vento in poppa verso l’ultima nave, al largo di Littlecity. A notte fonda videro le luci di posizione e trasbordarono dal cutter sulla Sant’Andrea, che essendo stata la prima delle navi ad eseguire la trasformazione era da giorni pronta per la partenza, attendeva le altre in mare aperto, a bordo, ufficiali e marinai si addestravano a mansioni di vigilanza, con l'ausilio di una corvetta Inglese.

Sulla nave, Bill era atteso da un’uomo che si qualificò come agente del servizio Inglese tale Jordan, che dopo i saluti e le presentazioni, prese in disparte il Sergente Maggiore e gli consegnò un messaggio firmato nientemeno che da Lord Jacops, il messaggio doveva essere distrutto dopo la sua visione, davanti al Jordan. Bill sin dai tempi dell’orfanotrofio, aveva imparato a ingannare la gente, aiutato dal buio, finse di rimettere il foglio nella sua busta, ma non lo fece, con un veloce gioco di mano, riuscì a distruggere sotto gli occhi del Jordan non il messaggio, ma solo la busta, i cui pezzetti finirono in acqua mentre il messaggio firmato da Lord Jacops finì in una tasca del vestito. Solo il Principe, che li stava osservando s’accorse di questo gioco di prestigio e ridendo silenziosamente si girò per parlare con il Comandante della nave.

La mente di Bill era in fermento, il messaggio era chiaro, Madame Poisson doveva scomparire nel nulla, ossia eliminata per sempre, non distruggendo il messaggio, Bill aveva in tasca una piccola assicurazione sulla vita, nel caso qualcosa andasse storto, poteva dimostrare che aveva ricevuto un ordine, questa azione però non era degna di un vero agente del servizio informazioni, ma averlo in tasca gli dava una certa sicurezza, istintivamente con un ghigno, si toccò il suo portafortuna, il grimaldello, che aveva sempre in tasca sin dal primo furtarello da lui compiuto, ai danni della cassa dell’Orfanotrofio tenuta dal signor Walkman, il direttore, che incassava e si teneva i soldi degli orfani, costretti a lavorare ed anche a rubare per vivere, nonostante la rendita Reale. Il direttore Walkman, scoperto l’ammanco, incolpò un inserviente, l’unico ad aver la chiave dell’ufficio, che venne cacciato dall’orfanotrofio tra la gioia dei piccoli ospiti, era una persona odiata da tutti per il suo brutto carattere, nessuno sospettò del furto l'orfano Bill. Da allora ogni volta che avveniva qualcosa o la giornata girava per il verso giusto Bill, toccava il grimaldello e ghignava contento e rassicurato.

Il piano di fuga comunque era cambiato, era ora di assumere il comando, dopo una grossa discussione con Ivanov, venne deciso che il Principe avrebbe proseguito col cutter sino a Londra mentre lui con l’unico postiglione inglese, anch’esso dei Servizi, con una guardia del corpo russa, avrebbero atteso l’arrivo dei francesi e della Poisson lungo la strada. Andarono tutti a dormire per essere pronti alle prime luci dell'alba.

Nelle prime ore del mattino, Bill, osservava il cutter, con a bordo Ivanov e le altre guardie del corpo prendere il largo, attese a bordo della Sant’ Andrea sinché la piccola imbarcazione uscì dalla visione del suo cannocchiale. Dopo aver salutato il Comandante, scese dalla nave coi due uomini rimasti con lui e ben armati, attraversò la cittadina, entrò nell’unica bettola, pagò da bere ai suoi uomini e rifilò qualche ghinea d’oro al proprietario; all’arrivo dei Francesi doveva riferire loro che i “Russi” erano ripartiti su un cutter per il porto di Londra.

Con gli uomini s'incamminò sulla strada maestra, percorsero diverse miglia sino ad un ponte di legno, per Bill, questo era il posto adatto, nascosti sotto i piloni potevano bloccare Madame Poisson ed i suoi francesi. Avevano ore di vantaggio e dovevano aspettare, ma quando il nemico avrebbe saputo che il Principe Ivanov, con la sua scorta era già in viaggio per londra, si sarebbero precipitati verso la Capitale per avvertire l’ambasciata Francese che le navi erano diventate cannoniere e che il “Russo” era ancora vivo, una mezza disfatta.

Nel pomeriggio, un cavaliere sconosciuto attraversò il ponte, Bill lo fermò e chiese se un gruppo di sette uomini ed una donna era giunto in città, per non insospettirlo, disse che li stavano aspettando da ore per fare la strada in loro compagnia, ebbe una risposta affermativa, il cavaliere proseguì la sua strada, Bill dispose gli uomini ai lati del ponte, lui sulla destra e loro sulla sinistra, avevano due pistole a testa, due moschetti (presi sulla nave) ed un fucile. Non dovevano sbagliare, perciò avrebbero sparato quando il nemico era a metà del ponte, lui avrebbe dato il segnale sparando per primo, i cavalli imbizzarriti dagli spari, si sarebbero spaventati impedendo di proseguire cosicché avrebbero potuto sparare, ricaricare e risparare.

Con tiri fortunati potevano eliminare Madame Poisson e sicuramente i restanti in vita sarebbero fuggiti. Nel caso che la signora non fosse stata colpita, Bill col fucile poteva colpirla, in addestramento la sua velocità per ricaricare e sparare era di ben tre colpi al minuto, poteva far fuoco tre volte per colpirla, se Madame fosse fuggita, anche la sua missione era una mezza disfatta, ma sperava di non fallire.

L’attesa durò circa un’ora, dopo il solitario cavaliere nessuno era transitato, poi il classico rumore degli zoccoli dei cavalli al trotto si udì in lontananza, i cavalieri erano avvolti in una nuvola di polvere, Bill, li inquadrò col cannocchiale, avevano i volti coperti da grossi foulard per non respirare la polvere, ne contò sei, ne mancavano due, il capo e la Poisson, erano rimasti indietro per evitare buona parte della polvere, se procedevano così distanti, il piano stabilito per l’agguato doveva essere cambiato, gli ultimi due, in caso di uno scontro a fuoco, sarebbero fuggiti e riprenderli sarebbe stato difficile. La fortuna sorride agli audaci, così si dice, a qualche centinaio di metri dal ponte, il primo gruppo si fermò ed attese i i due ritardatari, parlottarono tra di loro, uno venne in avanscoperta, attraversò il ponte e senza guardare sotto la sua struttura, agitò il cappello per il via libera. Rimase fermo a qualche metro di distanza, Bill rimase nascosto e così pure i suoi uomini, avevano l’ordine di aprire il fuoco al suo sparo, ovviamente questo cavaliere doveva essere il primo ad essere colpito.

Avvertirono il rimbombo degli zoccoli sul ponte di legno, quando pensarono che fossero al centro, Bill, con una delle pistole sparò sul cavaliere atterrandolo, poi con un urlo balzò sul ponte, sparò nel mucchio con l’altra pistola e col fucile sparò verso il capo degli uomini; per un momento ci fu gran confusione ma nessuna reazione, poi qualcuno gridò: E' un agguato… è un agguato, ma i quattro colpi di pistola consecutivi sparati dagli uomini di Bill, fecero stramazzare qualche uomo e qualche cavallo, i cavalli si inarcarono e scalciando fecero cadere qualcuno, poi anche i due moschetti fecero sentire la loro voce mortale e Bill che aveva ricaricati le due pistole ed il fucile, con la baionetta inastata avanzò urlando: Ammazza... ammazza... e caricò il gruppo dei francesi frastornati, il loro capo e Madame Poisson, usarono le pistole ma per via dei cavalli scossi dagli spari, non colpirono nessuno.

Bill Ford entrò in azione, la baionetta che aveva usato solo in addestramento per squarciare sacchi di paglia, ora colpiva e s’immergeva in corpi umani, gli uomini invece rispararono con le due pistole, tutti i cavalieri nemici erano a terra, solo la Poisson rimaneva a cavallo e con la pistola scarica, non fece altro che girare il destriero e lanciarsi in una fuga disordinata ed al galoppo, Bill, col fucile prese la mira e sparò, Madame Poisson continuò la fuga, Bill con calma ricaricò il fucile, ritoccò l'alzo del mirino, riprese la mira e tirò il grilletto, il fucile rinculò contro la spalla mentre nello stesso istante una fiamma giallo rossastra fuori usciva dalla canna ed il rumore dello sparo copri tutti gli altri rumori, come da abitudine ricaricò velocemente ma la nemica era ormai al limite del tiro, puntò nuovamente e risparò. Il Russo, affermò che aveva colpito, aveva visto la donna sobbalzare sulla sella, perciò almeno un proiettile aveva impattato il bersaglio, ma la Poisson stava galoppando lontano, forse ferita ma libera.

La guardia Russa senza dir niente, saltò sul primo cavallo che trovò ed inseguì la donna Francese nonostante gli ordini contrari di Bill, la missione principale, aveva avuto successo, il principe Ivanov era sulla strada per la Capitale, la sua ambasciata, avrebbe pagato in oro sonante i lavori effettuati dai cantieri Inglesi, Lord Jacops, come pure Sir Waterson potevano essere comunque soddisfatti, ma l’altra missione: eliminare Madame Poisson poteva dirsi compromessa, uno smacco per la sua prima missione.

In lontananza si senti uno sparo, forse il Russo aveva raggiunto e ucciso la Poisson? Ordinò all’ex postiglione, a sua volta del Servizio Inglese di mettere su una coperta tutto le cose di valore dei morti, preda di guerra gridò, poi salì su un cavallo e galoppò verso il luogo dello sparo.

Dopo dieci minuti raggiunse il Russo o meglio il suo corpo, il morto era Lui, scese, si chinò sul cadavere, ucciso da una pallottola in testa e sparata da vicino, d’istinto agguantò la pistola e si buttò lungo e disteso, un colpo d’arma da fuoco gli passò sopra, ne senti il calore, poi rotolò sulla destra e sparò a sua volta, si alzò in piedi e si trovò quasi faccia a faccia con Madame Poisson che gli puntava addosso una pistola; la donna con una risata sarcastica disse: Sei finito e... e ricevette sul viso il grimaldello che colpendola le fece sbagliare il colpo, Bill prese l’altra sua pistola e si avvicinò alla donna dicendo: Ride bene chi ride ultimo, il mio ordine è di sistemarla per l’eternità, le sparò subito al petto, la donna colpita fece mezzo passo indietro e crollò, morta stecchita, la sua carriera di spia era finita. La rovistò e tra i vestiti trovò il rapporto che la Poisson aveva stilato per l'ambasciata Francese. Le tolse tutto quanto aveva un valore e le armi, raccolse la sua borsetta da terra infilandovi il rapporto e tutto quanto, poi fece la stessa cosa con la guardia Russa, armi e soldi finirono nelle sue tasche compreso un bell’orologio ed un coltello da lancio lungo e affilato tempestato di brillantini, un vero gioiello.

Una volta venduto il tutto, il gruzzolo che teneva nascosto nei pressi della Caserma sarebbe triplicato, ora poteva addirittura comprarsi il brevetto di Maggiore, ma la vita della “spia” gli piaceva, avrebbe perciò continuato ad addestrarsi, ad imparare le lingue ed a comportarsi civilmente, del resto Sir Waterson aveva affermato che il lavoro gli avrebbe portato denaro ma anche dolore e... morte, proprio come Madame Poisson, ma a Bill il rischio non faceva paura, faceva parte della sua vita, sin dai tempi dell'orfanotrofio.

Caricò i due corpi sui cavalli e ritornò al ponte, dove il suo compare aveva già depredato i cadaveri, divisero il bottino in parti uguali, Bill però si tenne il coltello e tutto ciò che era appartenuto alla defunta spia Francese, era un Sergente, quindi aveva diritto di avere di più. Siccome sulla strada non era transitato nessuno, il fatto non trapelò mai, anche perché si fermarono tutta la notte, lavorando sodo, i cadaveri vennero sepolti, sulla fossa della Poisson fu messo una grosso palo, nel caso i servizi Inglesi o Russi volessero controllare.

Alla mattina, riunirono i cavalli restanti e iniziarono il viaggio di ritorno a Londra, la missione era compiuta, erano ricchi, avrebbero fatto ancora soldi con la vendita dei cavalli, dei finimenti e delle armi. Raggiunsero un Ufficio Postale che serviva come stazione per il cambio cavalli della linea di diligenze con annessa una locanda, qui riuscirono a vendere i cavalli, ora bastava salire sulla diligenza diretta alla Capitale.

In attesa della vettura, passarono il tempo mangiando e bevendo nella mensa della locanda, poi Bill salì in una camera a rinfrescarsi e ridiscese con la divisa verde del Reggimento Fucilieri che destò occhiate furtive da parte di qualche donna presente, fece il suo solito ghigno mentre tastava nella tasca il grimaldello, ma decise di non fare stupidate, nessuna delle presenti era più giovane e più bella di Lisette; al ritorno se Lisette era ancora libera se la sarebbe spassata con lei, purchè non facesse troppe domande sul suo lavoro o sulla provenienza dei suoi soldi.

Il viaggio di ritorno fu lungo e noioso, ma Bill, con il gruzzolo che aveva nelle tasche era euforico, in ogni stazione di cambio, offriva spesso da bere ai passeggeri, giocava a carte e delle donzelle si erano fatte avanti, dopo aver visto quel po po’ di soldi che maneggiava, invitandolo a visitarle, una volta giunto alla Capitale. Il viaggio durò diversi giorni, e appena giunto, assieme al postiglione, altro agente di Sir Waterson, si recò al Ministero, qui dopo una lunga attesa venne ricevuto da Lord Jacops in persona che subito chiese: Madama Poisson? La risposta fu: Eliminata. Bene allora vada da Sir Waterson per il rapporto, poi decideremo il da farsi. L’altro agente invece seguì Lord Jacops, essendo più anziano del mestiere aveva la precedenza, Lui, Bill era stato messo alla prova ed il “postiglione" doveva riferire anche sul suo operato. Ora doveva vedersela con Sir Waterson, Bill allungò come al solito la mano in tasca, fece un bel ghigno e rinfrancato andò dal suo tutore: Sir Waterson e…. sia quel che sia. Forza Bill.

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