1965 una serata movimentata - 1965 = Une soirée animée -1965 Una tarde movida



Immagini riprese da Internet 
per una storia semiseria

1965 = Una serata movimentata

Settembre 1965, al bar Gino o bar Luisa quel sabato sembrava che nessuno volesse andare al cinema o a ballare.
Allora non avevo l'automobile e perciò se gli amici non mi offrivano un passaggio, avrei dovuto prendere dei mezzi pubblici. 
Alle ore 20,50 decisi di andare a ballare alla "Birra Italia" e per arrivarci in fretta dovevo servirmi del treno delle ferrovie Nord allora FN:




Perciò salutai gli amici, uscii dal Bar e con passo veloce raggiunsi la stazione di Affori che si trovava a circa 200 metri.
Riuscii a fare il biglietto mentre giungeva il treno delle 21,07 e vi salii, dovevo fare solo 2 fermate ossia scendere alla stazione Bullona che ora spostata più in là si chiama Domodossola.



Arrivai alla sala da ballo di Corso Sempione proprio quando stavano suonando Blue Moon; a quel tempo si facevano tre balli sosta altri tre balli  sosta ecc. con un intermezzo di ballo liscio: valzer mazurca tango Boogie-Woogie e Rock'N'R  poi ritornavano i tre balli sino alla chiusura serale.
Il ballo cosiddetto moderno si faceva al primo piano mentre al secondo si faceva solo liscio ed Ambrosiano.
Come entrai diedi uno sguardo generale alle persone in sala e vedendo una ragazza libera un po' formosetta, la invitai con la famosa frase: Permette questo ballo?
Al suo si, iniziammo a ballare uno Shake e poi altri balli sino al "sit down please " del cantante. Dopo aver ballato diverse volte con Lei, al tavolo si avvicinarono due ragazzi che mi presentò come suoi fratelli.
Io capii subito che ero inguaiato, feci finta di nulla e andai al bar per la consumazione, loro mi seguirono e pagai anche a loro un drink.
Poi con la ragazza che si chiamava Carmela, iniziammo di nuovo a ballare, questa, mentre prima non si lasciava stringere (sembrava un po' freddina), ora invece da quando mi aveva presentato i fratelli mi si rannicchiava addosso facendomi sentire fin troppo il calore del suo corpo.
Alla fine di quella serie di balli la ricondussi al tavolo dove ci aspettavano i fratelli che mi invitarono a sedersi con loro. 
Scorsi degli sguardi incrociati e il fratello maggiore ridendo mi disse: - vedo che Carmela ti piace  -  mentre l'altro aveva un risolino sulle labbra.
La frase e il risolino sarcastici dei due furono il segnale d'allarme dei guai che stavano arrivando. Comunque continuai a ballare, poi alla fine di un ballo feci il segno della toilette e andai lentamente ai servizi.
Qui trovai un certo Bernasconi che a quei tempi, figlio di un ricco possidente e proprietario di una fonderia, si poteva permettere il lusso di venire a ballare con la sua jaguar color rosa. A Lui raccontai ciò che mi stava accadendo e  mi assicurò che mi avrebbe aiutato.
Entrai allora nel servizio vero e proprio mentre entrava uno dei fratelli che non vedendomi mi chiamò.
Io risposi facendo capire in che toilette mi trovavo quindi essendo sicuro della mia presenza ritornò in sala. 
Il Bernasconi bussò alla mia porta e mi disse di uscire, poi mettendo la mano in tasca mi mostrò ridendo una chiave e mi disse di seguirlo.
La chiave apriva una porticina seminascosta e finimmo nel corridoio dove c'era la biglietteria e il guardaroba. Presi il mio impermeabile, salutai i gestori e uscii sulla strada, a cento metri c'era la fermata del tram, vi andai di corsa.
Mentre aspettavo il tram continuavo a guardare verso la sala da ballo, temevo che i fratelli, capito l'antifona sarebbero usciti per riprendermi, in lontananza stava arrivando il tram 33.




Vedendo un movimento all'uscita della sala, senza guardare cominciai a correre verso l'altra fermata per mettere qualche centinaio di metri fra gli inseguitori che guarda caso erano i due fratelli.
A quel tempo giocavo ancora al pallone e aveva fiato da vendere, aumentai la velocità, a un certo punto mi accorsi che stavano salendo su un' auto, dentro di me pensai che ero fritto, ma loro non partirono subito, attesero che anche la sorella salisse in auto, così guadagnai del tempo prezioso tanto che il tram era ormai di fianco a me e a 50 metri dalla fermata.
Corsi facendo un cenno al guidatore che gentilmente mi aspettò, salii proprio mentre arrivava l'auto, il tram partì ma dopo 100 metri si fermò al semaforo rosso dell'incrocio e anche l'auto, vidi aprirsi la portiera destra, scese uno dei fratelli che bussò alla portiera del tram per farsi aprire, il tranviere come da regolamento non lo fece, così quando il semaforo scattò, il tram partì e attraversò il Corso Sempione per entrare in Via Procaccini con l'auto subito dietro.
Ma fecero un grosso sbaglio, con l'auto cercarono di sorpassare sulla sinistra il tram, se la manovra fosse riuscita avrebbero bloccato il tram e non so cosa sarebbe successo; invece una pattuglia della polizia presente all'incrocio, vedendo quella manovra, azionò la sirena ed i fratelli tirarono diritto inseguiti però dalla PS.
Scesi alla prima fermata e salii sul 33 che procedeva sul 




lato opposto della Via Procaccini in senso inverso, guardando dalla vetrata posteriore del tram vidi che l'auto era ferma a fianco dell'autopattuglia, minimo i fratelli avrebbero preso una multa e perso una mezz'oretta perciò ero fuori pericolo.
Col 33, ripassai davanti alla "Birra Italia" scesi alla fermata
della circonvallazione e salii sul filobus 90 





che mi avrebbe portato abbastanza velocemente all'incrocio 
di Via Farini. Qui arrivò qualche minuto dopo il tram 9 che portava al quartiere Affori, e vi salii.



Dal tram 9 scesi alla fermata Via Zanoli/Via Brusuglio, ero a due passi da  casa mia.
Quando varcai il portone della Curtdelbeck, tirai un sospiro di sollievo ero al sicuro, sebbene in casa faticai a addormentarmi.
Per un po' di tempo non andai a ballare, ma la passione del ballo prese il soppravento e telefonai al gestore della "Birra Italia" che mi passò Bernasconi, il quale mi rassicurò dicendomi che potevo ritornare a ballare in quanto i fratelli erano riusciti a far sposare la sorella ormai incinta di 4 mesi, da un ragazzo che era caduto nella loro trappola.
Sorella incinta = troviamole un marito.
I fratelli, visto il guaio familiare, per rimediare a questo portavano la sorella in qualche sala da ballo e incastravano lo sprovveduto di turno che qualche tempo prima avrei dovuto essere io. La dea bendata mi aveva protetto e dopo una rocambolesca fuga ero ancora una persona libera.

Così va la vita o meglio andava a quei tempi.

Ciao a tutti

Berto Bertone


N.B.
La storia è vera al 80%, il resto è fantasia, i nomi delle persone non sono veritieri.


 
 


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