Western fantasy story - Far West racconto di fantasia: assedio di Gila e il capitano Frank Becker - - histoire de fantasy Western - Western история фантазии - historia de fantasía Western


immagini riprese da copertine romanzi Western
"La frontiera Edizioni" edizioni 1979/80/81 
da Internet e rielaborate da Berto Bertone



Western fantasy story

Gila Arizona


 
 

Gli squilli di tromba risuonavano nell’aria calda di una giornata nel Far West. Era il tramonto, a Tucson il trombettiere suonava per l’ammaina bandiera. I soldati presenti erano solo una ventina, gli altri erano stati richiamati per combattere nella guerra civile che devastava il paese.
Nella cittadina di Gila Crossing i pochi abitanti erano rimasti soli, ogni giorno arrivava la diligenza, ma proprio quel giorno il postiglione avvertì che era l'ultimo viaggio, sarebbe ripartito subito per Tucson in quanto gli indiani stavano attaccando tutte le fattorie e i villaggi ed erano ormai troppo vicini a Gila Crossing.

Gli abitanti erano indecisi se fuggire o rimanere nelle loro case. Qualcuno che aveva poco da perdere, il signor Battles, spinto dalla moglie salì sulla diligenza per fuggire a Tucson. Ciò diede il via al fuggi fuggi, altri ne seguirono l'esempio abbandonando case e poderi.


L’ex capitano di cavalleria Frank Becker, mentre i concittadini riempivano i loro carri con tutto ciò che potevano portar via, convinse diverse famiglie a rimanere per difendere il paese. Alla fine della sera  col buio, tutti i carri lasciarono il villaggio. Solo una decina di famiglie, padri madri e bambini, rimasero a difesa delle loro case, dei loro poderi e sostenere il probabile assedio. Il postiglione partito con la diligenza piena di persone, qualche ora prima dei carri, avrebbe avvertito i soldati rimasti a Tucson di un possibile attacco a Gila Crossing da parte degli indiani. Frank Becker assunse il comando delle genti rimaste e iniziò a dare ordini.
Di prima mattina spedì nelle case abbandonate i dieci uomini rimasti per recuperare tutto ciò che sarebbe servito per sostenere l'assedio, lo Store di Bill Wallace era stato abbandonato in quanto lui, la moglie e la figlia per fuggire avevano usato il carrozzino lasciando tutte le merci con decine di armi e molte munizioni oltre al cibo vestiti e altro. 

Wallace, aveva ben sprangato l'edificio nella speranza che gli indiani non entrassero, ma Becker ordinò di entrare per prendere le armi le munizioni, coperte di lana e tutto ciò che era commestibile. La porta d'entrata fu sfondata e la raccolta fu sostansioza, ora bisognava sistemare l'edificio più adatto alla difesa ossia la stazione delle diligenze. Bisognava rinforzare porte e finestre e soprattutto rifornirsi di acqua in quanto le persone rimaste uomini donne e bambini dovevano restare uniti per difendersi meglio.
Ci volle una intera giornata di lavoro e tutto fu terminato in tempo perché sulla collina antecedente le case vi erano una decina di indiani ad osservare la cittadina.
Rimasero tutti nell'edificio, l'unico con pareti di mattoni, quindi il più sicuro, ma se il nemico fosse stato numeroso oltre un centinaio di guerrieri forse tutto sarebbe finito con la morte dei rimasti in pochi assalti. Dopo qualche ora, sulla collina c'erano per davvero un centinaio di guerrieri e tra la gente cominciava a manifestarsi del panico e qualcuno si azzardava a dire: Ahhh... se fossimo partiti anche noi... Becker cercò di calmare gli animi inutilmente e qualcuno dava la colpa di essere rimasto a Lui stesso.



Ad un tratto si sentirono degli spari e sulle assi del ponte risuonarono i rumori di un carro e delle grida. Aprirono la porta in tempo, la famiglia Russell, l'ultima a partire era riuscita miracolosamente a rientrare in città con i cavalli sfiancati  gridando: Grazie a Dio siamo ancora vivi, gli altri sono stati assaliti, noi eravamo partiti per ultimi, eravamo rimasti indietro, così abbiamo visto un gruppo consistente di indiani buttarsi sui carri ed uccidere i nostri amici, subito abbiamo girato il carro e siamo ritornati. Siamo qui per miracolo, ora possiamo avere almeno la possibilità di difenderci, crediamo che tutti gli altri siano periti nell'agguato. Nel frattempo il carro coi cavalli era sparito, gli indiani se ne erano impadroniti proprio sotto gli occhi dei presenti.

Un silenzio improvviso calò sul gruppo dei rimasti che aiutarono i Russell a sistemarsi nella stazione ma un gridò risuonò nell'aria: Eccoli sono qui, dai fucili partirono decine di colpi, il capitano Becker li convinse a sparare solo in caso di un vero attacco, sparare così non serviva a nulla, solo a sprecare proiettili. 
Gli indigeni dopo qualche minuto se ne andarono. Rimasero solo un gruppo di una decina di guerrieri e Gene Hackman disse che era il gruppo dei capi che discutevano sul come attaccare la città. Jane la moglie di un colono cominciò a preparare da mangiare, il Capitano la invitò a preparare diverse pentole di cibo in modo da poter mangiare per diversi giorni. Becker inoltre tolse dal bar tutte le bottiglie di Whisky tra il dissenso di molti, non voleva ubriachi durante la difesa della stazione.  
Anche i capi indigeni se ne andarono, nella cittadina regnò il silenzio, qualcuno gridò siamo salvi... se ne sono andati... hanno paura, ma Jim Keene smorzò la
facile esultanza dicendo che il nemico non attaccava mai di notte, mentre il Capitano aggiungeva che probabilmente avevano con loro donne e bambini, perciò avevano sicuramente innalzato un piccolo villaggio lungo il fiume Gila, al di là della collina. Il tutto era rimandato a domani. La mattina seguente gli indigeni sembravano svaniti, la gente si guardava con sorpresa, ma il solito Hackman disse a voce alta: Guardate... le case di Gila sono in fiamme... la fattoria di Ben Borders, sta bruciando tutta, anche la casa dei fratelli Brand, gli indigeni stanno incendiando la cittadina, poi toccherà a noi... sono tutti ancora qui e... là oltre il ponte sta arrivando un altro gruppo, poveri noi...   
Il capitano Becker gridò: non affliggiamo prima del tempo e vendiamo cara la nostra pelle se riusciamo a resistere diversi giorni di sicuro arriveranno i soldati, coraggio gente quando dovremo sparare, fate attenzione di non uccidere i cavalli perchè con questo caldo saremmo impregnati dall'odore di putrefazione, per quanto riguarda i morti, se sono indiani, loro verranno a riprenderli di notte, per i nostri invece scaviamo una fossa unica dietro la stazione, il muretto ci nasconderà alla vista del nemico. Una grossa fossa comune servirà anche come linea di difesa, qualora il nemico voglia attaccarci alle spalle per entrare dalle finestre posteriori, la fossa ne fermerà l'impeto dandoci la possibilità di sparare a colpo sicuro con le pistole, suvvia diamoci da fare.

Gli indiani non attaccarono al momento, i rimasti a Gila Crossing poterono fare ciò che si doveva per migliorare la difesa; la speranza era riposta nei soldati di Tucson, dove con il telegrafo potevano chiedere rinforzi a altre guarnigioni.


 Il tempo passava ed era pomeriggio inoltrato quando decine di guerrieri passarono a cavallo il ponte sul Gila, altri scesero a piedi la collinetta, iniziò la battaglia. Con i cavalli alla massima velocità i nemici passarono davanti alla stazione urlando sparando e lanciando frecce e torce per incendiare, ma la risposta fu adeguata, molti caddero di sella, come ordinato da Becker, tutti spararono alto colpendo gli uomini senza uccidere i cavalli. Poi giunsero i guerrieri appiedati, accolti anch'essi da lunghe scariche ordinate e vi furono i primi morti e feriti. Quelli a cavallo dopo che gli altri a piedi si erano ritirati, ritornarono alla stazione e altrettando veloce fu la risposta degli assediati che spararono a comando in mezzo alla strada sterrata dove ora si trovarono diversi cadaveri.
Poi tutto si fermò. Jim Keene disse che era stato un attacco per vedere come era impostata la difesa, ora i capi di guerra stavano confabulando tra loro per stabilire come fare il prossimo attacco.
 


Nel frattempo il fuoco divampava sulle case abbandonate e Becker trovata una vecchia pompa, riusci a bagnare il tetto della stazione rischiando qualche colpo di fucile, questo lavoro doveva essere fatto più volte al giorno se possibile onde rendere vano l'uso delle frecce incendiarie da parte del nemico, ma il sole caldo avrebbe asciugato in fretta e durante un combattimento ciò non si poteva fare.

Quasi tutte le case furono incendiate, rimaneva solo la stazione della diligenza con le stalle e lo Store di Bill Wallace. Questi ultimi due edifici tutti in legno, stranamente non erano stati incendiati subito tanto che il signor Sullivan disse il suo parere: Gli indiani volevano i pochi cavalli rimasti nelle stalle, i viveri le coperte e eventuali armi e munizione dello Store.


  Ma per quanto riguardava il grande magazzino venne subito smentito, infatti alcuni guerrieri, sfidando i colpi di fucile si avvicinarono a piedi per gettare decine di torce, il magazzino si incendiò immediatamente lanciando alte fiamme che però non si espansero sino alla stazione. Il magazzino bruciò per circa mezz'ora poi Elijah il ragazzo dei Patterson, avendo lavorato varie volte come commesso da Bill Wallace disse: Attenzione, ci sono diversi barili di polvere che fra poco esploderanno. Il capitano Franck Becker ordinò a tutti di stendersi sul pavimento il che fu fatto velocemente.
Pochi minuti dopo, una enorme esplosione scaraventò in aria il magazzino con gli indiani che stavano attorno, il loro grido iniziale di gioia si trasformò per molti in lamenti di dolore.
Migliaia di pezzi di legno, e tutto ciò che faceva parte del magazzino si sparse dappertutto mentre pezzi di travi colpirono la stazione, ma sebbene i muri tremarono per lo spostamento d'aria tutto rimase intatto mentre le stalle stavano bruciando, i cavalli con le criniere bruciacchiate liberatosi facilmente fuggirono verso il fiume Gila diventando prede dei nemici.


Gli indiani inferociti dall'esplosione, si slanciarano all'attacco a piedi e iniziò una violenta sparatoria che durò per più di un'ora, poi si ritirarono perchè le ombre della sera oscuravano il cielo.
Tenendo alcune persone di sentinella, gli assediati a turno mangiarono un piatto di minestra riscaldata preparata in grande quantità dalla signora Jane, dopo la cena le sentinelle predisposte da Becker lanciarono un grido d'allarme e iniziarono a sparare, il Capitano guardando fuori, si accorse che diversi guerrieri sfidando i proiettili stavano recuperando i loro morti che a quanto sembra dovevano essere molti, ordinò di cessare il fuoco. Per loro fortuna nessuno di loro era stato colpito, ma tutto era rimandato a domani, sicuramente avrebbero attaccato in massa e una moltitudine di guerrieri sarebbero arrivati alle finestre, alla porta, per un corpo a corpo senza eclusione di colpi, i morti allora si sarebbero contati da entrambe le parti, allora sì che sarebbe stata una vera battaglia, quella per la vita.

Dopo aver recuperato i morti gli indiani si ritirarono nel loro campo, per tutta la notte risuonarono grida canti e suoni di tamburi per farsi coraggio e per non far dormire e mettere paura ai nemici bianchi.
Il giorno successivo mentre si stava facendo colazione una sentinella urlò: Arrivano... arrivano... Tutti corsero ai loro posti e appena il nemico giunse a tiro le carabine Henry aprirono il fuoco. Gli indiani scendevano dalla collina correndo e nonostante i tanti colpiti arrivarono in massa alla stazione mentre le donne degli assediati caricavano le armi scariche, ora si usava prevalentemente la pistola vista la vicinanza del nemico.
Con delle travi, gli indiani cercarono di scardinare porta e finestre ed in parte ci riuscirono, e cominciarono ad esserci delle grida di dolore anche all'interno della stazione, poi all'improvviso i colpi cessarono e ritornò il silenzio.
Decine di morti giacevano all'esterno della stazione mentre all'interno purtroppo 
si contavano diversi feriti alcuni gravi e un morto: Jim Keene.
Le donne, che non avevano subito perdite, iniziarono a curare i feriti ed il cadavere di Keene venne portato sul retro dove avevano preparato la fossa comune e con sorpresa trovarono nella fossa anche alcuni nemici feriti che vi erano caduti dentro.
Alcuni colpi di pistola posero fine ai loro lamenti, il povero Keene venne adagiato in mezzo a loro, poi alcune palate di terra coprirono i morti e per quel 
giorno furono cessate ogni ostilità anche perché alcuni indiani con uno straccio bianco venirono a parlamentare. Il loro capo, sapendo parlare inglese chiese di poter recuperare i loro morti. Molti non volevano ma il capitano Becker disse loro che domani il puzzo dei morti sarebbe stato troppo acuto da sopportare. Tale Red John, sosteneva che la vista dei morti avrebbero riempito la notte di gridi di dolore da parte delle donne indiane e che sarebbe stato per i guerrieri un incitamento alla vendetta.
Ok... - disse il capitano Frank Becker - ...ma il numero dei morti avrebbero anche messo paura a qualcuno e se domani la giornata fosse stata altrettanta dura forse i capi avrebbero avuto qualche dubbio sul proseguo degli attacchi. 

Si ripristinò le difese nei punti che avevano ceduto agli sfondamenti, le sentinelle a turno vegliarono per tutta la notte, Becker comunque fece distribuire a tutti donne comprese un bicchierino di Whishy facendolo poi sparire con il rammarico di tanti.
La notte fu piena di lamenti grida e suoni mentre alla stazione di servizio assediata si pensava a quello che sarebbe successo la mattina successiva. L'attacco degli assedianti iniziò alle prime luci del mattino, tutti i nemici attaccarono, gli assediati risposero al fuoco in modo discontinuo fino a che il Capitano coordinò il fuoco dei fucili abbinandolo a quello delle pistole, per qualche tempo sembrò che gli indigeni non riuscivano ad avvicinarsi alla porta ed alle finestre poi cominciarono i colpi di sfondamento. 
Becker che durante la notte aveva ordinato di mettere il pesante tavolaccio e gli altri mobili di traverso in mezzo alla sala in modo di avere una seconda barricata nel caso i nemici riuscissero a entrare, mise i bambini e le donne dietro questa barricata interna con le pistole cariche. Gli uomini dovevano essere pronti a rifugiarvisi anche loro se la furia nemica era impossibile da trattenere.

Infatti sotto il fuoco delle carabine nemiche alcuni assediati vennero feriti e poi tutti gli altri, uno a uno si rifugiarono dietro le nuove barricate dove iniziarono a sparare sia con le carabine sia con le pistole. il capitano Becker faceva in modo che quando molti avevano le armi scariche, tre uomini li rimpiazzavano sparando con due colt 45 contemporaneamente e l'interno della stazione divenne l'atrio dell'inferno. Decine di nemici cadevano, mentre altri si accalcavano per superare i feriti o i morti, dietro le barricate cominciavano a diminuire i colpi per via dei feriti e dei morti tra i coloni, anche diverse donne rimasero ferite, i bambini per ora erano al sicuro dietro mobili o tavoli, ma non poteva durare a lungo. La signora Jane iniziò a pregare e le altre con uno o due uomini si unirono nella preghiera.
Quando tutto sembrava volgere al peggio, gli indiani smisero di combattere, i loro morti all'interno della stazione erano talmente tanti che non potevano superarli e si ritirarono al di fuori dell'edificio.
Presto... disse il Capitano, ammucchiamo i corpi dei nemici uccisi davanti la porta ed alle finestre poi si vedrà.
Con fatica spostarono i corpi, si sparò ai feriti e si fece una barricata coi cadaveri davanti alla porta e alle finestre, ai nemici ora era impedito l'entrata.
Si fece una conta, quasi tutti gli uomini ed alcune donne erano rimasti feriti chi più o meno gravemente, ma si contava però la perdita di: Russell, Red John, Elijah Patterson e tale Bill Goodnight. 

La loro scomparsa significava per gli assedianti una perdita di circa il 50% del volume di fuoco e siccome qualche ferito era in gravi condizioni tale percentuale era ancor più alta.
Si sperava quindi in un evento soprannaturale ma... ci si preparava al peggio dopo aver riposto i morti nella fossa comune assieme agli altri.
Gli indigeni avevano perso molti uomini, il capo Piccolo Cervo cercò di recuperare anche i corpi accatastati alla porta e alle finestre, ma il capitano Becker non lo permise e ordinò di sparare su tutti, la barricata di corpi serviva a proteggerli, l'odore della loro putrefazione si sarebbe comunque sentito il giorno dopo, ma fino allora potevano servire da barricata.
Le munizioni e le armi, requisite nel magazzino di Bill Wallace con i viveri, erano abbondanti però bisognava ridurre le razioni d'acqua in quanto molta era stata usata per pulire e medicare i feriti. 
Al crepuscolo, i vari indigeni che cercavano di recuperare i morti presso la stazione di cambio furono uccisi cosicchè anche all'esterno c'erano morti dappertutto.
Iniziò così un altra lunga notte però i tamburi tacevano e si sentiva solamente i pianti delle donne, l'attacco a Gila Crossing era costato troppo agli indiani e domani poteva essere per entrambe le parti l'ultimo giorno di fuoco. Nella stazione nessuno riuscì a dormire, sia per i lamenti dei feriti che per l'ansia 
del domani, venne ridistribuito dell'altro whisky, ma la paura impregnava tutti gli animi, il capitano Frank Becker ispezionò personalmente tutte le armi disponibili sistemò per il meglio le barricate interne, per fortuna i bambini tutti vivi e sani si disposero volontariamente al sicuro dei tiri dei fucili e con loro i feriti e le donne, alcune di loro volendo prendere il posto dei caduti e dei feriti, si fecero dare dei fucili e delle pistole e si disposero nei posti indicati dal capitano.
All'alba, sicuri di morire, nella stazione tutti erano pronti al sacrificio finale, l'attacco avvenne in grande stile. Entrambe le parti combatterono sino allo stremo, decine, centinaia, di proiettili frecce e lance fioccarono da tutte le parti, si sparò fino a mezzogiorno quando i colpi a poco a poco si fecero sempre più radi sino al silenziò totale, poi gli indiani sparirono e non si videro più. Alla stazione di Gila Crossing si contarono due donne morte ed altri feriti, qualche bambino incominciò a piangere ma la signora Jane con parole appropriate riuscì a calmare tutti.
Verso il tardo pomeriggio il capitano Becker, non vedendo nemici uscì dalla stazione con le pistole in pugno, passò fra i nemici feriti e moribondi, sparò a quei feriti che cercarono di rivoltarsi, si inginocchiò per prendere una carabina winchester nuova di zecca con caricatore da 13 colpi, azionò la leva e tirò il grilletto, niente, era scarica allora gli sorse un dubbio e controllò varie carabine, erano tutte scariche. Il nemico aveva combattuto fino all'ultima cartuccia, poi i rimasti si erano ritirati.
Tornò indietro e avvertì di ciò i sopravvissuti, disse loro di non muoversi, Lui 
sarebbe salito sulla collina a controllare la situazione e così fece. 
 Trovò dei feriti dappertutto e giunto in cima vide che il campo presso il fiume non c'era più, gli indiani erano spariti, strano perchè avevano lasciato tutti questi morti. Doveva essere successo qualcosa di soprannaturale, forse le preghiere della signora Jane e degli altri avevano fatto il miracolo? Ritornò indietro, fu allora che sentì risuonare uno squillo di tromba... Guardando lungo la pista che portava a Tucson, vide che si alzava una grossa nuvola di polvere e capì che gli scout indiani sapevano che stavano arrivando i soldati, i loro capi avevano in mattinata tentato il tutto per tutto sino all'esaurimento delle loro munizioni ed erano fuggiti lasciando i loro morti per non farsi catturare all'arrivo dei militari. 
Il suono della tromba si fece sempre più distinto, dalla polvere emersero i soldati, comandati dal maggiore John Forrestall, Gila Crossing ovvero ciò che restava della cittadina era in salvo, tutti uscirono dalla stazione a salutare.
Un capitano medico si fermò con diversi soldati infermieri mentre il maggiore su indicazione dell'ex capitano Franck Becker inseguì gli indiani in fuga ma non riuscì nell'intento di catturare tutto il gruppo ma solo i feriti che trovava sulla pista, poi ritornò indietro a complimentarsi con la gente rimasta mentre i soldati toglievano i cadaveri degli indiani da Gila e si presero cura di quelli feriti in modo da deportarli in luoghi sicuri.




L'assedio a Gila era finito, ora i soldati avevano in pugno la situazione, gli indiani erano ormai lontani e come dice un vecchio detto:Tutto è bene cio che finisce bene (anche se con qualche morto). Parecchi mesi dopo Gila Crossing ritornò alla vita, le case vennero a poco a poco ricostruite dai nuovi abitanti e la vecchia diligenza con il solito postiglione ricominciò a ripercorrere la Tucson /Gila sotto il controllo di alcuni drappelli di soldati a cavallo.
Il capitano Franck Becker fu invitato a rientrare nei ranghi, quasi tutti gli ufficiali stavano combattendo nella guerra civile. Gli fu dato il comando di questi drappelli che facevano la spola fra le due città per rendere sicura da altri attacchi tutta la regione attorno al fiume Gila.

Soldati e Indiani Far West



N.B.
Perché il titolo Gila Crossing
Recentemente ho riletto un romanzo della serie "I grandi Western" dal titolo Gila Crossing, scritto da Philip Ketchum edito in Italia da: La frontiera Edizioni nell'anno 1979 (Lit. 1200) e da questo ho tratto lo spunto per il racconto titolandolo appunto Gila crossing.



Spero che il racconto Vi piaccia come gli altri espressi su questo Blog.   

CIAO

Berto Bertone











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